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L’attore Ramon Novarro ai piedi di Padre Pio

15 Febbraio 2009 di Giulio Giovanni Siena

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Una folla di curiosi circonda Ramon Novarro che si intrattiene con Giovanni Siena in un bar di S. Giovanni Rotondo.

Nel registro dei visitatori del convento di Santa Maria delle Grazie spiccano i nomi di due star del cinema americano: Loretta Young, vincitrice di un premio Oscar, e Ramon Novarro.

Mary Pyle raccontò che la Young, intervistata dai giornalisti su cosa l’avesse colpita di più durante le sue vacanze europee, rispose:

«La messa celebrata da Padre Pio a San Giovanni Rotondo»

Novarro, invece, uno dei divi più famosi di Hollywood, dichiarò che, dopo aver incontrato Padre Pio, non avrebbe più parlato del suo passato. [1]Doroty M. Gaudiose, Maria l’americana, pag. 27, Società San Paolo, Alba (CN), 1995.

L’attore, il cui vero nome è Ramon Samaniegos, nacque a Durango, in Messico, nel 1899. Durante la rivoluzione messicana del 1910 fuggì con la sua numerosissima famiglia negli Stati Uniti . Nei successivi dieci anni menò una vita grama.

Ramon intraprese la carriera di attore spinto soprattutto dalla necessità.

Egli merita un posto di assoluto rilievo tra i personaggi caduti ai piedi di Padre Pio.

Il suo nome evoca la magia dei grandi film romantici del cinema muto, che gli assicurarono un posto fra le più grandi stelle di tutti i tempi.

La sua carriera cinematografica abbraccia gli anni compresi tra il 1917 e il 1960.

Rivale ed erede di Rodolfo Valentino, Ramon Novarro raggiunse l’apice della notorietà negli anni 20 e 30. Girò oltre cinquanta film, tra cui il famosissimo Mata Hari, con partners d’eccezione come Greta Garbo, Myrna Loy, Joan Crawford, Helen Hayes, e tante altre.

Dopo il 1960 continuò a lavorare come attore in episodi girati per la televisione.

Uomo dalla personalità molto complessa, Novarro avvertì un crescente contrasto tra la profonda educazione religiosa ricevuta in famiglia ed il mondo della celluloide, che mal si conciliava col suo grande bisogno di spiritualità.

Il suo animo delicato e gentile era lacerato dal perenne conflitto tra le proprie aspirazioni religiose, manifestate in un cattolicesimo praticato assiduamente, e le lusinghe di passioni che non riusciva a dominare; perchè Novarro, il latin lover circondato da donne famose che tutti invidiavano, da buon cristiano sentiva il peso della sua omosessualità, condannata dalla Chiesa, tenuta nascosta per tanti anni e conosciuta soltanto dagli amici più intimi.

Nella maturità sembrò che l’attore fosse riuscito a vincere la sua battaglia, grazie alla serenità ritrovata in una fede rinsaldata da nuovi e più profondi fermenti cristiani.

In questo periodo fu attratto dalla figura di Padre Pio.

Giunto a San Giovanni Rotondo nel 1954, Novarro ebbe la ventura di conoscere Giovanni Siena [2]Giovanni Siena, autore del libro “Questa è l’ora degli Angeli” , tradotto in tre lingue, è zio dell’autore. che, quale testimone diretto dell’evento, pubblicò un interessante reportage sulla breve esperienza dell’attore con Padre Pio.

Agli inizi di marzo un uomo sulla cinquantina, con un’espressione di dolcezza negli occhi ed il volto dai tratti ancora nobili e belli incorniciato da una barbetta brizzolata, varcò verso sera la soglia dell’albergo Santa Maria delle Grazie, adiacente al Convento di Padre Pio, e in corretta lingua italiana chiese una cameretta.

– Mi trattengo tre giorni – disse – e prevedendo una domanda della signorina che aveva posto mano al registro dei clienti, l’ospite scandì il proprio nome e cognome.

Per facilitare la trascrizione delle generalità, le pose sotto gli occhi il passaporto spiegato.

– Ramon Novarro… e viene da Hollywood?, domandò la ragazza, il cui respiro diventò affannoso.

Ramon sorrise guardando negli occhi la sconcertata signorina. Era lui, sì, il celebre interprete del famoso «Ben-Hur» e di tanti altri film indimenticabili, ma, per carità, silenzio! L’attore pose l’indice sulle labbra e raccomandò caldamente che non si facesse chiasso intorno al suo nome.

Da anni Ramon aveva detto addio alla frivola gloria di Hollywood con il cuore gonfio di amarezza e di disgusto, dopo aver sperimentato a sue spese la verità del passo famoso dell’Imitazione di Cristo che doveva egli leggere il giorno dopo, sulla porticina della cella appartenuta un tempo a Padre Pio:

La gloria del mondo ha sempre per compagna la tristezza.

Era stanco dei clamori del mondo. Perciò aveva ceduto all’impulso che lo richiamava alla pratica di una vita pura, fatta di sacrificio e di rinunzia, di preghiera e di raccoglimento, alla quale la mamma – una piissima mamma di ben 13 figli, rimasta sempre viva nella sua memoria e di cui meditava e praticava ancora i saggi consigli – lo aveva esortato sin dall’infanzia.

Né da allora erano valse a rimuoverlo dal suo proposito le esigenze dell’arte, la fedeltà e la felicità dell’interpretazione, a scapito – ciò da cui Ramon aborriva – della personalità dell’artista ed anche della sua dignità.

Però Ramon, in fatto di Religione, non era un uomo ligio ai compromessi e alle vie di mezzo. Novarro era coerente: To be or not be, o essere o non essere cristiano. Hollywood, la Mecca del Cinema, raramente si accordava con la coscienza di un uomo che volesse vivere integralmente il cristianesimo.

Questa la ragione prima della resistenza di Novarro alle pressioni dei produttori, ragione che lo stesso Padre Pio, pur non avendo mai saputo nulla dell’attore, neppure forse della sua esistenza, intuì e disse al primo incontrarsi con lui, nei corridoi del Convento:

«Tu sei quello che ha capito in tempo che non si può servire a due padroni».

Ramon era quello che si dice un cristiano esemplare ed era per giunta terziario francescano.

Nella sua lontana California, dove viveva in una villa situata a nord di Hollywood, spesso aveva letto e sentito parlare di Padre Pio e si era lusingato di salire un giorno con gli altri pellegrini alla Sacra Montagna del Gargano per rendergli visita nel Convento di San Giovanni Rotondo. Ora questo suo desiderio era stato finalmente appagato.

Già al corrente di quanto le folle facessero ogni giorno ressa intorno a Padre Pio, Ramon Novarro poco aveva sperato di poterlo avvicinare e parlargli, né, nella sua ammirevole umiltà, si era lusingato di vedersi facilitata la via di accesso dalla grande popolarità del suo nome.

Il piissimo Cappuccino lo ricevette con molta affabilità, trattenendolo in più di un colloquio privato. Per due volte l’attore poté partecipare alle consuete conversazioni vespertine nel bianco salotto del Convento, dove il mistico stigmatizzato dell’altare diventava tranquillamente il figlio di tata [3]papà, in dialetto pietralcinese Orazio Forgione, tutto arguzie e francescana letizia; lo stesso salotto nel quale un altro noto attore, il nostro Carlo Campanini, faceva spesso a gara con Padre Pio nell’esilarare i convenuti col suo inesauribile repertorio umoristico.

L’eccezionale pellegrino Ramon inoltre si confessò e comunicò col Padre e fu esaudito da lui in un desiderio che era stato, si può dire, il motivo principale del suo viaggio a San Giovanni Rotondo: la benedizione del saio francescano che si era portato dalla lontana America, custodito gelosamente nella valigia.

Ma quello che più lo edificò e commosse, oltre alla Messa celebrata da Padre Pio, fu la grande bontà del Cappuccino intravista nei suoi gesti e nelle sue parole e soprattutto nelle estenuanti quotidiane fatiche alle quali questi si sottoponeva senza risparmiarsi, nonostante l’età, la costante perdita di sangue dalle stimmate e le varie misteriose infermità che lo affliggevano in continuità.

Padre Pio – fece intendere l’attore al Siena – era una figura di eccezionale grandezza: per capire in parte la sua ricca personalità spirituale era necessario avvicinarsi a lui in spirito di grande umiltà.

Egli trovò a San Giovanni Rotondo il luogo ideale per il raccoglimento dello spirito e gli sorse l’idea di far sorgere una specie di ritiro nel quale i pellegrini avrebbero dovuto vivere in comunità disciplinata da una piccola regola onde meglio realizzare gli scopi per i quali si andava al Gargano: il rinnovamento spirituale, la preghiera e la meditazione.

Non era difficile che Novarro, che godeva di buone condizioni economiche, desse inizio alla esecuzione di questo progetto. Da buon cattolico praticante, egli faceva uso della ricchezza in proporzione dei propri bisogni, il resto lo destina ai poveri e alle opere di bene.

Qualcuno a San Giovanni Rotondo fu testimone di più di un gesto di bontà da lui compiuto in gran segreto e con infinita discrezione. Già, poiché Novarro – altra nota peculiare del suo carattere – era anche discreto e diede una prova eloquente di ciò il giorno stesso della sua partenza, allorché dovendosi accomiatare da Padre Pio e ricevere l’ultima benedizione, si rifiutò di approfittare nel timore di riuscire inopportuno.

Tuttavia – i soliti scherzi del Padre – l’ultima parola e l’ultima benedizione, quasi premio alla sua delicatezza, egli le ebbe ugualmente, grazie a tutta una serie di accidenti strani e provvidenziali che lo fecero trovare di fronte a Padre Pio, si direbbe a viva forza.

Nel lasciare il Convento, montando in taxi, volse l’ultimo sguardo alla Chiesetta di Santa Maria delle Grazie.

Giovanni Siena fu al suoi fianco e lo accompagnò sino ad Aversa, donde l’attore proseguì alla volta di Napoli per imbarcarsi sull’Andrea Doria. [4]Transatlantico affondato il 25 luglio 1956 nella collisione con la nave norvegese “Stockolm

Ramon Novarro gli confidò:

– Questo distacco non mi arreca dispiacere. Da tempo cerco di abituare il mio spirito a non tener conto delle distanze di luogo e di tempo. D’Altronde l’anno prossimo conto di tornare nuovamente quassù per un soggiorno più lungo. [5]Ramon Novarro ai Piedi di Padre Pio di Giovanni P. Siena in Orizzonti, Ed. Paoline, Rivista settimanale di attualità, Anno VI, n. 13, 28 marzo 1954, pag. 12.

Ma Ramon Novarro non sarebbe più tornato a San Giovanni Rotondo.

Nel 1968 due giovani e scellerati fratelli, appurato che l’attore conservava in casa 5.000 dollari, accettarono di passare una serata particolare in sua compagnia con l’intento di derubarlo. Ma si trattava di un’informazione sbagliata, perché Novarro non aveva l’abitudine di tenere in casa grosse somme di denaro.

Ciò incattivì i due giovani. Malgrado le suppliche di non fargli del male, il povero Ramon, uomo debole e invecchiato, fu picchiato e seviziato in modo atroce e senza pietà per circa due ore, finché, dopo infinite sofferenze, esalò l’ultimo respiro. [6]L’omicidio fu compiuto il 30 ottobre 1968 nella villa che R. Novarro possedeva a nord di Hollywood.
Non ancora soddisfatti, i selvaggi assassini infierirono anche su foto e cimeli della sua carriera di attore, come se avessero voluto cancellare persino il ricordo della sua esistenza.

Si può dire che Ramon Novarro fu ucciso due volte, poiché al gesto barbaro dei suoi aguzzini seguirono i particolari sulla sua morte e sulle sue inclinazioni omosessuali, non sempre veritieri, rivelati della stampa scandalistica, che dissacrò per sempre la leggendaria fama di una grande stella di Hollywood.

Appresa dai media la notizia della sua tragica morte, Giovanni Siena ripensò alle parole di Padre Pio dette a Ramon quattordici anni prima e si dispiacque che l’attore fosse ricaduto nel vizio,  pagandone le conseguenze a così caro prezzo.

Frammenti di memoria riaffiorarono nella sua mente: la scena dell’attore, seduto accanto a lui ad un tavolo di un affollato ristorante di Foggia, in mistico raccoglimento, a mani giunte e a testa china, per ringraziare il Signore del cibo che stava per prendere; e poi, dopo la la sommessa preghiera, il composto segno di croce.

Ricordò anche l’entusiasmo con cui l’attore gli aveva confidato di essere venuto a San Giovanni Rotondo per ottenere da Padre Pio la benedizione di un saio con cui avrebbe impersonato sul set la figura di San Francesco d’Assisi. [7]Per qualche motivo a noi ignoto, questo film non deve essere stato mai realizzato, poiché manca nella filmografia ufficiale del divo.

Che senso ha potuto avere, nei disegni della Provvidenza – si chiede oggi il Siena – una fine così tragica, per un uomo così sensibile ed educato al timor di Dio?

Una speranza, quasi una certezza, lo conforta: che le sofferenze di Ramon gli siano servite a riparare gli errori dovuti alla fragilità umana, spalancando le porte alla misericordia di Dio da lui insistentemente invocato durante la tormentata esistenza terrena.

La vita di Novarro richiama alla memoria, per certi versi, Ben-Hur, da lui interpretato nell’omonimo Kolossal del 1925, che entra più volte in contatto con Gesù, il quale gli presta soccorso dandogli da bere.

Ben-Hur e Cristo subiscono entrambi atroci sofferenze ed entrambi sono condannati; ma sono sorretti ambedue dalla fede e, colti dal dubbio nel momento più critico, sono infine riscattati da Dio.

Durante la via crucis verso il Golgota, Ben-Hur riesce a restare vicino a Gesù e tenta a sua volta di dargli da bere.

Alla fine, quando il testo della Sacra scrittura si compie, il cielo si fa buio e nell’estesa vallata si scatena una tempesta di vento, seguita da un violento temporale di vastissime proporzioni.

Il finale è epico e grandioso: Cristo muore sulla croce gravandosi dei mali del mondo, nella certezza che il sangue che sgorga dalle ferite della sua carne purificherà tutti gli uomini di fede da ogni peccato.


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↑1Doroty M. Gaudiose, Maria l’americana, pag. 27, Società San Paolo, Alba (CN), 1995.
↑2Giovanni Siena, autore del libro “Questa è l’ora degli Angeli” , tradotto in tre lingue, è zio dell’autore.
↑3papà, in dialetto pietralcinese
↑4Transatlantico affondato il 25 luglio 1956 nella collisione con la nave norvegese “Stockolm
↑5Ramon Novarro ai Piedi di Padre Pio di Giovanni P. Siena in Orizzonti, Ed. Paoline, Rivista settimanale di attualità, Anno VI, n. 13, 28 marzo 1954, pag. 12.
↑6L’omicidio fu compiuto il 30 ottobre 1968 nella villa che R. Novarro possedeva a nord di Hollywood.
↑7Per qualche motivo a noi ignoto, questo film non deve essere stato mai realizzato, poiché manca nella filmografia ufficiale del divo.

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