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Teatro: La reazione borbonica a San Giovanni Rotondo

8 Novembre 2011 di Giulio Giovanni Siena

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Introduzione

I  Lions Club Host e Leo Club San Giovanni Rotondo, nell’ambito dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, hanno presentato alla cittadinanza il dramma “La Reazione Borbonica a San Giovanni Rotondo”. Il lavoro teatrale  è andato in scena  il 4 novembre 2011, nel Cineteatro Palladino di San Giovanni Rotondo, con la regia della prof.ssa Rosa Di Maggio.

Ecco gli interpreti, in ordine di apparizione:

Giudice A.Cafaro Giovane Notabile T. Augello
Narratore N.Cascavilla Ragazzi D. Trotta
Banditore N. Centra R. Cafaro
Donne E. La marca Garzone C. Fini
R. Ciaccia Notabili D. Palladino
N. Filippelli B. Barbano
M. Panicali Moglie notabile R. Soccio
Notaro G. Longo Fuoriuscito M. Bramante
Facinoroso F. Centra Padre Gabriele A. Massaro
Giovane contadino A. Lalla Maggiore: F. Tedesco
Ballerini Scuola di danza “Studio Danza” di A. Rendina e G. Pompilio Tecnico delle luci e dei suoni A. Fatone
Scenografia: E. La Marca Regia: Rosa Di Maggio

Slideshow e video della parte finale

Slideshow

[quicktime]https://www.padrepioesangiovannirotondo.it/piosgr/wp-content/uploads/media/reazione_borbonica.mov[/quicktime]

Nel presentare l’opera teatrale il  Presidente del Lions prof. Nicola Centra ha rammentato al numerosissimo pubblico che su un argomento “crudo e terribile” come quello della reazione Borbonica

“è d’obbligo riprendere la ricerca storica perché i giovani possano comprendere pienamente il passato di San Giovanni Rotondo e conoscere gli uomini che hanno dato la vita per sentirsi liberi nel pensiero e nel giudizio, desiderosi di creare un futuro migliore per i figli e la Patria”.

Ha poi fatto un breve quadro storico dei tempi della reazione, cosa che ha permesso al pubblico meno informato di assistere alla rappresentazione teatrale con più cognizione di causa.

Il presidente ha  anche anticipato che il Lions Service continuerà le celebrazioni del 150° anniversario con la messa a dimora, in occasione della festa degli alberi, di ventotto alberi che porteranno i nomi di ogni martire del 1860, compresi i quattro garibaldini periti nello scontro con i reazionani, avvenuto nelle vicinanze del Convento dei Cappuccini nel primo pomeriggio del 24 ottobre 1860. Concluderà  le celebrazioni  un recital con brani di poesia e canti del nostro Risorgimento di Alessandro Manzoni e Giuseppe Verdi .

Sono lodevoli  iniziative che ravvivano la memoria dei nostri magnanimi propugnatori dell’Unità d’Italia.

La regista prof.ssa Rosa Di Maggio,  ha informnato gli spettatori  che il lavoro si è basato  sulla documentazione contenuta in un fascicolo consegnatole dal nostro compianto concittadino Avv. Giuseppe Lombardi, ricevuto molti anni fa dalle mani di Gaetano D’Errico, figlio di uno dei martiri del 1860,  il quale aveva tentato inutilmente, nell’arco di tutta la sua vita,  di trovare persone disposte a utilizzarli per la realizzazione di un’opera teatrale. Pertanto, con la messa in scena de “La Reazione Borbonica a San Giovanni Rotondo” , il Laboratorio Teatrale Lions ha esaudito anche questo suo desiderio, rimasto così a lungo inappagato.

Ha anche chiarito che scopo della rappresentazione non è stato di esprimere giudizi, ma ricordare: ricordare e onorare la memoria di tutti i protagonisti della vicenda,  di tutti, indistintamente, dell’una e dell’altra parte, perché non c’erano buoni e cattivi, come non ci sono stati vinti e vincitori, perchè sono stati tutti vinti dal destino, dalla vita.

Ha rimarcato che a combattere le guerre non sono i grandi della terra, ma i popoli della terra. E nella vicende tumultuose del 1860 il popolo sangiovannese, come le popolazioni  degli altri paesi del Gargano, ha pagato un prezzo molto alto in termini di sangue e di dolore. Quindi, in una giornata come il 4 Novembre, in cui oltre all’Unità d’Italia si festeggiano le forze armate, era giusto rendere onore a tutti, ricordando i caduti di tutte le guerre,  perché tutti hanno lottato per un loro ideale, per un qualcosa in cui credevano, giusto o sbagliato che fosse.

Ha poi aggiunto che il linguaggio teatrale usato, in apparenza semplice e forse anche  un po’ superficiale, in realtà  esprime fatti veri confortati dai documenti, e non solo quelli di Gaetano D’Errico: anche quelli tratti dalle opere dei nostri scrittori locali  Giosuè Fini, Salvatore Grifa, Giulio Siena, e da ultimo del giovane autore Tony Augello, che ha pubblicato un romanzo su questo argomento storico e che sul palco ha indossato le vesti di un giovane liberale.

Infine, rivolgendosi ai docenti, ai Dirigenti scolastici e agli alunni la pro.ssa Di Maggio ha annunciato che il Lyons Club intende bandire un concorso per gli studenti sull’argomento, per spingere i giovani ad indagare e vedere qual era la realtà storica del tempo, tanto diversa da quella in cui oggi essi vivono.

L’intervento si è concluso con l’affermazione :

“Se nella storia c’è la verità, la morte è giusta dispensatrice di gloria.”

E’ in atto quindi un tentativo di risvegliare nei giovani l’interesse per un evento drammatico importantissimo della storia di San Giovanni Rotondo, di elevata valenza didattica, troppo spesso trascurato: un’attenzione speciale dimostrata dal gran numero di ragazze presenti sulla scena.

La storia è maestra di vita e la conoscenza approfondita di un evento che ebbe conseguenze sociali ed economiche disastrose per il paese, è quanto mai opportuna.

La reazione borbonica, oltre all’infinito dolore dei familiari degli uccisi, provocò strascichi d’odio tra le classi e tra le famiglie dei martiri e dei reazionari fucilati, e fu fonte di ulteriori mali per la nostra comunità.

Infatti l’eliminazione fisica dei  Martiri della Libertà, che erano tra le persone più istruite di un comune a bassissimo tasso di alfabetizzazione, provocò un accentramento di potere nelle mani di pochi, che erano “costretti” a ricoprire più incarichi per penuria di persone idonee.

Inoltre, con l’avvento del Governo Unitario non ci potè essere un vero ricambio politico, giacchè le persone istruite di sicura fede liberale erano state quasi tutte eliminate e gli elementi filoborbonici furono lesti a cambiare casacca.

Eventi complessi  come la reazione sangiovannesi  sono difficili da portare in scena, per i tempi di rappresentazione molto ristretti  e per l’impossibilità di gestire l’azione di migliaia di persone in luoghi e tempi diversi. Eppure nel suo complesso lo spettacolo è riuscito benissimo e ha suscitato forte  apprezzamento del  pubblico che gremiva la sala,  grazie all’ausilio di diapositive dei luoghi,  proiettate sullo sfondo,  al sapiente utilizzo di voci fuori campo, utilizzate per rappresentare i movimenti più concitati della plebe, alla lettura di documenti storici riassuntivi dei fatti accaduti, all’impegno degli attori, molti dei quali recitavano per  la prima volta,  all’uso di luci, musica e balletti di danza classica che hanno  reso le scene  più toccanti.

Pertanto un plauso incondizionato va tributato alla regista e agli attori, al tecnico e allo scenografo,  alla Scuola di danza “Studio Danza”, al Credito Cooperativo di San Giovanni Rotondo, che hanno reso possibile la rappresentazione del dramma, ma soprattutto al Lyons Club, un’associazione che nel corso degli anni ha promosso a San Giovanni Rotondo moltissime iniziative benefiche in ambito  sociale, culturale ed artistico.

Assistere alla rappresentazione della Reazione borbonica mi ha emozionato. Non  so quanto vi abbia influito la conoscenza approfondita dell’argomento o la circostanza che tra gli attori reali degli eventi rappresentati  vi fossero il mio trisnonno Errico D’Errico, estensore della commovente lettera per il clero, uscita  di nascosto dal carcere in un bricco del caffè, e suo fratello Luigi, detto l’avvocatone, presi nelle loro case con l’inganno e poi trucidati.

Volutamente la regia ha ignorato i nomi  dei protagonisti della vicenda, dell’una e dell’altra parte,  ricorrendo in qualche caso a nomi di fantasia. A mio avviso è stata una scelta oculata, in armonia con  lo spirito pacificatore che muove tutta l’opera e che culmina nella scena, liberamente tratta dal Capitolo X del libro “Ventiquattro Martiri per il Risorgimento di San Giovanni Rotondo” di Giulio G. Siena,  in cui i martiri, spediti a fucilate e a colpi d’ascia in un mondo ovattato, alle soglie del Paradiso, usano parole di perdono per  i malconsigliati compaesani che li hanno appena trucidati,  vittime a loro volta del malgoverno borbonico, e pregano Signore Iddio affinchè , nella sua infinita misericordia, faccia acquietare gli animi, spargendo il seme della concordia nel paese tanto amato.

Viene rinnovato, dunque, l’invito ad operare con sincerità, intelligenza, serenità di cuore e di pensiero, per la pace sociale di questa terra, nel ricordo  di coloro che, credendo in un mondo migliore, persero il bene prezioso della vita.

Giulio Giovanni Siena

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